Post-K: così è stata nominata informalmente l’era che vedrà protagonista Fugaku, il nuovo super computer di Fujitsu.
Dopo 9 anni di servizio, e dopo essere stato, nel 2011, il primo computer al mondo ad abbattere la soglia dei 10 petaflops arrivando ai 10 biliardi di calcoli al secondo, il super computer “K” di Fujitsu è stato spento per lasciare spazio alla nuova generazione di supercomputer sviluppato dal colosso giapponese dell’IT, in collaborazione con l’Istituto di ricerca RIKEN.
Fugaku, nonostante in questo momento sia ancora in fase di implementazione – andrà a regime entro l’estate – si è già posizionato come il supercomputer più efficiente al mondo dal punto di vista energetico. Questo grazie all’utilizzo dei processori Fujitsu A64FX, basati su architettura ARM e in grado di fornire prestazioni più elevate rispetto ai processori x86 del predecessore, garantendo consumi minori.
Elevata potenza di calcolo ed estrema attenzione all’efficienza, grazie a CPU in grado di ridurre di dieci volte il fabbisogno energetico, sono dunque le principali caratteristiche di Fugaku, che – notizia di pochi giorni fa – è stato reso disponibile anche prima del previsto per il suo utilizzo in progetti di ricerca volti a contribuire a combattere il nuovo coronavirus. In particolare, la potenza di calcolo di Fugaku verrà impiegata nell’individuazione di possibili farmaci per il trattamento di COVID-19 e nella simulazione della diffusione del virus e del suo impatto sull’economia.
Ma l’impegno di Fujitsu in ambito HPC non si ferma alla ricerca universitaria: per il mondo industriale infatti sono stati realizzate due linee di prodotti: Fujitsu Supercomputer PRIMEHPC FX1000 e Fujitsu Supercomputer PRIMEHPC FX700. Il primo, si basa su 384 nodi, viene raffreddato ad acqua come Fugaku ed è dotato di un software stack specifico di origine open source e proprietario prodotto da Fujitsu; il secondo si basa invece su 8 nodi, è dotato di 2 unit raffreddate ad aria e di uno stack software open source o realizzato da un system integrator.
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